Oltre 50 anni di campagne pacifiche e attente per migliorare la vita degli animali d’allevamento ci hanno portato fin qui.
Il clima globale, l’emergenza ecologica e sanitaria di cui siamo attualmente testimoni hanno condotto a una nuova conclusione: è ora di ripensare il cibo
RETHINKING FOOD
L’equilibrio del pianeta è in pericolo. Gli attuali sistemi alimentari si stanno dimostrando non all’altezza delle sfide da affrontare e la loro dipendenza dall’allevamento intensivo ha avuto un ruolo chiave in questo processo. Essendo sempre più necessario intraprendere un cambiamento, le aziende alimentari possono cogliere un'occasione preziosa per dar vita a un percorso più sostenibile, dove le persone, il pianeta e gli animali possano prosperare e vivere in armonia. Finora, abbiamo aperto insieme nuove strade che sono destinate a migliorare la vita di oltre un miliardo di animali d’allevamento e non vediamo l'ora di continuare su questa strada. Il potere delle partnership che creiamo è immenso e, fissando obiettivi misurabili per ridurre la dipendenza da proteine animali, investendo in un maggior benessere e in pratiche di allevamento rigenerative, possiamo, letteralmente, cambiare il mondo.
Il nostro approccio
Compassion ha deciso di iniziare a fare evolvere il proprio programma di collaborazione con le aziende allo scopo di ottenere sistemi alimentari più resistenti e sostenibili, che rispondano alle esigenze delle persone, del pianeta e degli animali.
Attraverso approfonditi progetti di collaborazione, interventi specifici e strumenti pratici, aiuteremo le aziende alimentari a valutare gli attuali modelli, a identificare le necessità più urgenti, a delineare i passi utili per il cambiamento e a definire strategie adatte al futuro.
A lungo termine, queste strategie aiuteranno a ridurre la dipendenza dall'allevamento intensivo di animali, a ridimensionare il peso delle proteine animali nell’offerta ai consumatori e a rigenerare gli equilibri naturali ripristinando la biodiversità.
Un team di esperti vi aiuterà a misurare i progressi fatti, a garantire un migliore benessere animale e a soddisfare con credibilità le richieste di una clientela che sta acquisendo abitudini di consumo e gusti nuovi, proteggendo così redditività, prestazioni commerciali e reputazione del marchio.
È un momento entusiasmante per le aziende alimentari: per innovare, investire e partecipare alla transizione verso un sistema “planetario resiliente”.
L'umanità rappresenta una minaccia per la stabilità del pianeta... Dobbiamo ridefinire urgentemente il sistema alimentare e avviare la trasformazione verso una sana alimentazione globale
Professor Johan Rockström, Stockholm Resilience Centre, discorso pronunciato all’EAT e all'evento online della Fondazione Rockefeller, 24 giugno 20201
Per il bene della nostra salute, del clima e dell'ambiente, la ricerca scientifica sostiene la necessità di cambiamenti fondamentali nel modo in cui produciamo e consumiamo cibo. Se vogliamo affrontare i tanti fattori da cui dipende la produzione di cibo sufficiente, sicuro e nutriente per tutti e stare entro i limiti imposti dalle nove soglie critiche da cui dipende la sopravvivenza del nostro pianeta, è necessario trasformare i sistemi alimentari.2
Credit: J. Lokrantz/Azote based on Steffen et al. 2015.
Nel 2015 l’attività antropica ha fatto sì che si superassero quattro delle nove soglie critiche per il nostro pianeta: cambiamento climatico, perdita di integrità della biosfera (biodiversità), consumo di territorio, alterazione dei cicli biogeochimici (fosforo e azoto, in particolare nell'agricoltura intensiva).
Sarebbe infatti vantaggioso, sia per il clima che per la salute umana, se le persone in molti paesi ricchi consumassero meno carne e se la politica creasse incentivi adeguati in tal senso
Hans-Otto Pörtner, ecologo, co-presidente del gruppo di lavoro dell'IPCC su impatti, adattamento e vulnerabilità
Un sistema alimentare dannoso
Finora, denutrizione e obesità sono state viste come due poli opposti: da un lato, una grave carenza di calorie, dall’altro un grave eccesso. In realtà, a provocare i due fenomeni sono gli stessi sistemi alimentari malsani e iniqui
Prof Boyd Swinburn, Università di Auckland, Co-presidente della Commissione Lancet sull'obesità3
Nonostante anni di investimenti, ricerca e sviluppo e progresso tecnologico, nel nostro sistema alimentare continuano a essere presenti forti problematiche.
Attualmente, più di 820 milioni di persone non hanno abbastanza da mangiare, mentre secondo l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO) il mondo spreca circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo commestibile ogni anno (FAO, 2016).4
Il calcolo della FAO, inoltre, non tiene conto della principale fonte di dispersione di risorse alimentari: l’utilizzo di colture commestibili per l'uomo nella produzione di mangimi industriali. Cereali, soia e semi di palma di cui si nutrono gli animali d’allevamento vengono convertiti in carne, latte e uova con un indice di conversione che causa la dispersione di gran parte dell’energia disponibile: ad esempio, la conversione delle proteine varia da un minimo del 4% per la carne di manzo al 25% per le uova5, mentre quasi un quinto del pesce pescato nel mondo viene trasformato in farina e olio di pesce, la maggior parte dei quali è utilizzata per nutrire pesci d'allevamento6. Con una diversa allocazione delle risorse, si potrebbero recuperare quantità di cibo sufficienti per sfamare quattro miliardi di persone.
Si stima che a livello globale, due miliardi di uomini, donne e bambini sono in condizioni di sovrappeso o obesità7, mentre l’alimentazione insufficiente continua a essere il fattore di rischio responsabile del maggior numero di morti8. Nelle regioni sviluppate, il consumo medio di carne, latticini e uova è al di sopra degli standard raccomandati sia per l’alimentazione personale sia per il benessere del pianeta.
Nel 2016, le Nazioni Unite hanno affermato che la produzione alimentare, quando non è gestita in modo sostenibile, è uno dei principali fattori di perdita di biodiversità e inquina aria, acque dolci e oceani, oltre a essere una delle principali fonti di degrado del suolo e di emissioni di gas serra9. La produzione non sostenibile di alimenti contribuisce anche alla resistenza agli antimicrobici10 e all’insorgenza di malattie non trasmissibili, oltre che alla diffusione di malattie emergenti e di origine alimentare, mentre i lavoratori del settore vivono in condizioni di particolare vulnerabilità, spesso esposti alla riduzione dei prezzi da parte di distributori e altri componenti della filiera. Senza contare che tutto questo si ripercuote negativamente anche sul benessere degli animali allevati.
L'impatto dell'allevamento intensivo
L'emergenza climatica, ecologica e sanitaria che dobbiamo affrontare è indubbiamente causata da molteplici fattori. Uno dei principali è l'allevamento intensivo di animali.
Questioni come il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e la salute pubblica possono essere affrontate attraverso l'eliminazione dell'allevamento intensivo e la transizione a sistemi di allevamento rigenerativo maggiormente rispettosi del benessere animale.
Persone
Un’ alimentazione squilibrata – in particolare, il consumo eccessivo di zucchero, sale e grassi saturi in alimenti altamente trasformati, insieme al consumo inadeguato di frutta e verdura fresca – è considerata la principale causa di malattia a livello mondiale. Allo stesso tempo, il consumo eccessivo di carne rossa e di carne trasformata – reso possibile solo dall'allevamento intensivo – favorisce l’insorgere di malattie cardiache, obesità, diabete di tipo 2 e di alcuni tipi di cancro.
Si stima che due miliardi di persone – circa un quarto della popolazione mondiale – soffrano di una forma grave o moderata di insufficienza alimentare11, nonostante la quantità di calorie già prodotte sarebbe sufficiente a soddisfare il fabbisogno di più del doppio della popolazione mondiale12.
Ogni anno si registrano circa 600 milioni di casi di malattie di origine alimentare e 420.000 decessi13 prevalentemente a causa di Salmonella, Campylobacter ed E. Coli. A partire dal 1940, l’allevamento intensivo è associato al 50% delle malattie zoonotiche emergenti e, nell’uomo, le zoonosi sono responsabili di tre malattie infettive nuove o emergenti su quattro. Ad esempio, SARS, Ebola e HIV sono legate al consumo e allo stretto contatto con i fluidi corporei di certi animali selvatici (rispettivamente zibetti, pipistrelli e primati).
Circa un terzo della popolazione mondiale si sostenta grazie ad agricoltura, allevamento, sfruttamento delle foreste o pesca14. Molte comunità di piccoli allevatori risentono negativamente dell'allevamento intensivo degli animali, che può avere effetti indesiderati anche sull'occupazione, già che nei sistemi d’allevamento industriali la richiesta di manodopera è minore. A ciò vanno aggiunte la mancanza di un’equa distribuzione della ricchezza e la dipendenza da costi di produzione alti.
L'allevamento intensivo di animali è corresponsabile del superamento di diverse soglie critiche per il pianeta, tra cui il cambiamento climatico, i cicli biogeochimici (azoto e fosforo), il consumo di territorio, lo sfruttamento di risorse idriche e la perdita di biodiversità. Se vogliamo contenere le conseguenze negative del cambiamento climatico, tutti i settori, compresi l’agricoltura, l’allevamento, l'energia e i trasporti, dovranno ridurre le loro emissioni.
La produzione zootecnica intensiva è già responsabile del 14,5% delle emissioni globali di origine antropica a effetto serra. In un modello di produzione con le stesse caratteristiche di quello di questi ultimi anni, cioè in cui il consumo di carne e di prodotti lattiero-caseari aumentasse in rapporto alla crescita della popolazione globale e all'aumento del PIL, il settore agricolo da solo emetterebbe gas serra sufficienti per assorbire l'intero bilancio di emissioni previste entro il 2050 per aumentare la temperatura globale di al massimo 2° C15.
Una serie di studi mostra che, se si vogliono ridurre le emissioni del settore agro-alimentare, è necessario anzitutto ridurre sostanzialmente il consumo di carne e latticini: il passaggio a diete più orientate a frutta e verdure è essenziale se vogliamo raggiungere gli obiettivi dell'accordo di Parigi sul clima.
La produzione di colture per l'alimentazione animale ha accelerato il degrado di suolo e territorio, e l'ONU avverte che, continuando agli attuali ritmi, i suoli del mondo avranno ancora tutt’al più sessant'anni di produttività.
Circa un milione di specie vegetali e animali sono ora a rischio di estinzione16 e l’allevamento intensivo è un fattore di primaria importanza17. Con l'aumento del consumo di carne, i terreni agricoli si espandono, privando la fauna selvatica del suo habitat naturale e avvicinandola pericolosamente all'attività umana, facendo in modo che si crei il quadro ideale per la diffusione di agenti patogeni, alcuni dei quali sono zoonotici e rappresentano una minaccia di pandemie.
I sistemi di allevamento intensivi sono stati progettati con poca attenzione alle esigenze comportamentali e ai desideri degli animali, e sono fortemente basati sulla tecnologia, sull'uso profilattico degli antibiotici per aiutare a prevenire le malattie, sulla selezione genetica oltre i limiti fisiologici dell'animale e su un modello economico costituito da alti volumi di produzione e bassi margini di profitto.
I sistemi intensivi sono in gran parte sistemi di confinamento spogli, come gabbie o capannoni e recinti con alte densità di allevamento, decisamente inadeguati per il comfort fisico o l’espressione dei comportamenti specie-specifici. Gli animali sono spesso isolati oppure subiscono mutilazioni di routine per prevenire le conseguenze negative di noia e frustrazione, come la morsicatura della coda tra i suini e la pica aggressiva delle piume nelle galline. Si tratta di solito (ma non esclusivamente) di operazioni che lavorano su grande scala con un alto numero di capi.
A livello globale, più di 77 miliardi di animali terrestri sono allevati ogni anno a scopo alimentare, e due su tre sono allevati in sistemi intensivi. Si stima che i pesci d'allevamento siano tra i 50 e i 160 miliardi.
Mentre, in alcune parti del mondo, si stanno facendo progressi nel campo del divieto di gabbie per galline e scrofe, e in quello della riduzione della densità di allevamento per i polli, altrove è in atto un aumento dell’intensificazione degli allevamenti.
Animali e pesci d’allevamento sono esseri senzienti capaci di provare dolore ed emozioni come la depressione o la gioia. Meritano una buona qualità di vita, che consenta loro di essere liberi dalla sofferenza e di sperimentare esperienze positive come il comfort, il piacere, il gioco; hanno bisogno di apprendere, di acquisire fiducia e di avere la possibilità di scelta.
Nonostante da più fronti arrivino prove convincenti a favore del fatto che bisogna cambiare rotta, l’adozione di sistemi agroalimentari sani e sostenibili finora è stata limitata. L'allevamento intensivo di animali continua a consumare vaste risorse, tra cui cereali e soia, per la produzione di mangimi. Le foreste vengono distrutte e riconvertite in terreni agricoli; l'intensificazione di monocolture e l’eccesso di prodotti agrochimici ha causato inquinamento di falde acquifere e corsi d’acqua18, degradazione del suolo19, 20, perdita di biodiversità21 e inquinamento atmosferico22. I responsabili politici a volte ammettono l’esistenza di gravi crisi ambientali, ma molti sono riluttanti a riconoscere il ruolo svolto dalla produzione animale intensiva nella generazione di queste crisi.
Per affrontare questi squilibri, abbiamo bisogno di ripensare il cibo e di lavorare collettivamente e con soluzioni innovative sulla transizione che porterà verso un sistema alimentare più umano, resiliente e sostenibile.
La relazione della Commissione EAT-Lancet (2019) su 'Cibo, Pianeta, Salute' ha fornito i primi dati scientifici per perseguire una dieta sana e sostenibile, specificando i cambiamenti necessari per creare un futuro alimentare sostenibile. I regimi alimentari indicati – una “dieta per la salute del pianeta” – rappresentano una soluzione flessibile per rimanere entro i cosiddetti limiti del pianeta, producendo cibo a sufficienza per 10 miliardi di persone entro il 2050, limitando l'aumento della temperatura globale a meno di due gradi e garantendo standard ottimali di salute e di valori nutrizionali. Si tratta, inoltre, di soluzioni adattabili a varie esigenze alimentari, preferenze personali e tradizioni culturali.
La dieta per la salute del pianeta è una dieta di riferimento globale per gli adulti, simbolicamente rappresentata da mezzo piatto di frutta e verdura. L'altra metà è composta principalmente da cereali integrali, proteine vegetali (fagioli, lenticchie, legumi, noci), grassi vegetali insaturi, modeste quantità di carne e latticini, e alcuni zuccheri aggiunti e verdure amidacee
Venerdì 11 dicembre 2020 si è tenuto un webinar organizzato da Compassion in World Farming e il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente sulla piattaforma Eat@Home. Durante l'evento si è parlato della necessità di orientarsi verso un'alimentazione più sana e di adottare sistemi di produzione che garantiscano standard migliori di benessere animale e un ridotto impatto ecologico, al fine di aiutare a rigenerare e ripristinare la biodiversità. Queste discussioni conducono al Food Systems Summit del 2021, come parte del Decade of Action per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Guarda il video
Passare a un’alimentazione più sana per il pianeta può rappresentare un cambiamento significativo nei modelli di consumo: per i paesi sviluppati si consiglia una significativa riduzione della quantità di proteine di origine animale e un conseguente aumento delle proteine di origine vegetale, per i paesi in via di sviluppo, si riconosce la necessità di elaborare strategie locali, in linea con le raccomandazioni di EAT Lancet, per quanto riguarda l'assunzione di sufficienti quantità di proteine. Tutte le regioni, tuttavia, devono aumentare il consumo di verdura, frutta, legumi, cereali integrali e frutta a guscio.
Oltre a considerare una riduzione dei consumi di proteine animali, Compassion e altre organizzazioni stanno anche sollecitando una drastica trasformazione dei sistemi di produzione. Tutti gli animali devono essere allevati in sistemi con alti standard di benessere ed è necessario convertirsi a pratiche agricole più rigenerative.
UN CAMBIAMENTO POSSIBILE
L’attuale sistema alimentare ha iniziato a svilupparsi oltre 75 anni fa per fare fronte alla carenza di cibo del dopoguerra, ma è possibile andare incontroa una nuova evoluzione, verso un sistema più innovativo, tecnologico, umano e rispettoso del clima. Si tratta di un’evoluzione necessaria, perché l’attuale modello non è sostenibile.
La strategia principale per raggiungere questo obiettivo sarebbe il riequilibrio delle proteine animali a favore di un maggiore consumo di alimenti di origine vegetale, con il conseguente aumento del consumo di frutta e verdura. Come indicato anche nel report EAT-Lancet,la riduzione del consumo di prodotti di origine animale varierà a seconda delle regioni. Riequilibrare il consumo di proteine animali negli Stati Uniti, in Europa e in altre regioni con alti livelli di consumo è fondamentale per la sostenibilità futura.
Alcuni governi e alcune città stanno già chiedendo una riduzione del consumo di carne nelle loro linee guida nutrizionali nazionali e raccomandano attivamente fonti proteiche di origine vegetale anziché animale.
Riducendo del 53% il consumo globale di proteine animali entro il 2050 e nutrendo il bestiame con foraggi, pascoli e sottoprodotti dell'agricoltura, al posto di colture commestibili per l'uomo, si raggiungerebbero i seguenti obiettivi:24
18%
Diminuzione gas serra
35%
Diminuzione dell’uso di energia non rinnovabile
9%
Diminuzione del tasso di deforestazione globale
12%
Diminuzione del tasso di erosione dei suoli
26%
Diminuzione dell’uso di terreni coltivabili
22%
Diminuzione dell’uso di pesticidi
46%
Diminuzione dell’uso di fertilizzanti azotati
40%
Diminuzione dell’uso di fertilizzanti fosfatici
21%
Diminuzione dell'uso di acqua per l'irrigazione
Fonte: Schader C et al. 2015. Impacts of feeding less food-competing feedstuffs to livestock on global food system sustainability. J. R. Soc. Interface 12: 20150891. http://dx.doi.org/10.1098/rsif.2015.0891
Attraverso pratiche di tipo rigenerativo, è possibile aumentare ulteriormente la portata di questi effetti.
Il potere delle aziende
Decisioni e velocità d’intervento sono fondamentali perché un’azienda sia in grado di raccogliere sfide tanto imponenti quanto quella di nutrire una popolazione in crescita rispettando i limiti del pianeta. Tutte le decisioni che riguardano filiera, prezzi, marketing, posizionamento dei prodotti – proporzionalmente alle dimensioni sulle quali si operano – hanno effetti su salute, ambiente e benessere degli animali in tutto il mondo.
Diverse aziende leader di settore hanno già iniziato a puntare molto su specifiche risorse naturali e tecnologiche per soddisfare la domanda sempre più alta dei consumatori.
In tutto il settore alimentare, molte aziende stanno già cercando di “aggiungere” nuove forme proteiche, sviluppando nuovi prodotti di origine vegetale, la cosiddetta carne artificiale (ovvero prodotta in laboratorio) e menù innovativi.
Altre realtà investono molto nel miglioramento del benessere animale, attraverso l'adozione di sistemi senza gabbie oppure aderendo a iniziative come lo European Chicken Commitment.
Tuttavia, solo poche aziende stanno “sostituendo” completamente o in parte la propria offerta di proteine animali.
Al fondo della pagina è possibile trovare una selezione delle iniziative che stanno adottando le aziende.
Cosa offriamo
Il nostro nuovo programma Rethinking Food è pensato per lavorare in collaborazione con le principali aziende del settore verso lo sviluppo di un sistema alimentare resiliente, che si affidi meno all'agricoltura intensiva e ai prodotti animali, e sia più rigenerativo, inclusivo e incentrato su prodotti di origine vegetale, rispettando natura e biodiversità e soddisfacendo le esigenze delle persone e degli animali, entro i limiti stabiliti dalle soglie critiche del pianeta.
L’obiettivo è quello di continuare a migliorare significativamente il benessere degli animali, bilanciando al tempo stesso l'offerta proteica ai consumatori, per un sistema alimentare adatto al futuro.
A qualunque punto del vostro percorso siate, Compassion ha qualcosa da offrirvi:
Strategia d'impresa
Vi aiuteremo a definire una strategia d’impresa per il cambiamento, identificando le aree d’interesse per migliorare il benessere degli animali e bilanciare l’offerta di proteine, il tutto su misura per le vostre specifiche esigenze aziendali.
Analisi dei GAP
Possiamo aiutare le aziende a svolgere un’analisi dei GAP, per misurare l’impatto e gli standard di benessere, e identificare le aree di cambiamento su cui agire con l’obiettivo di bilanciare l’impronta proteica e creare una filiera più resiliente e sostenibile.
Strumenti e contesto
Avrete accesso alle nostre risorse e a strumenti intuitivi per misurare l'impatto animale e ambientale e decidere quale percorso seguire.
Buone pratiche
Metteremo in evidenza le buone pratiche che sono state adottate, sia per aumentare la consapevolezza e la fidelizzazione dei consumatori, sia per ispirare e orientare le vostre strategie di marketing.
Innovazione
Vi terremo aggiornati sulle ultime innovazioni del settore in aree d’interesse specifiche come le buone pratiche di allevamento, lo sviluppo di nuovi prodotti e le strategie di comunicazione, in modo da ricavarne soluzioni adeguate per la vostra azienda.
Rendicontazione
Vi forniremo un quadro di riferimento per aiutarvi a misurare e comunicare continuamente i progressi compiuti in tema di benessere animale e impatto ambientale.
Riconoscimenti
Premieremo e daremo visibilità alle aziende che dimostrano doti di leadership in questo settore, in particolare attraverso il Premio Planet Friendly e il Premio Produzione e Allevamento Sostenibili.
Accordo globale per un'alimentazione e un allevamento sostenibili
Permigliorare le prospettive future per le persone, il pianeta e gli animali e mitigare l’impatto degli attuali sistemi alimentari, abbiamo bisogno di un'azione globale e coordinata urgente.
Si tratta di un’iniziativa necessaria per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) del 2030 eadottare stili alimentari salutari per tutti. Senza questo tipo di approccio, non saremo in grado di fermare l'impatto della produzione alimentare sulla biodiversità e sul nostro ambiente, e di conseguenza rischieremo di lasciare in eredità alle generazioni future un pianeta e una vita compromessi.
Per questi motivi, Compassion in World Farming ha deciso di iniziare ad agire su questi temi anche nel contesto delle Nazioni Unite per lavorare a una strategia urgente, paragonabile alle misure adottate per contrastare il cambiamento climatico.
Un'azione collettiva
Stiamo costruendo consenso per sostenere un Accordo globale per un’alimentazione e un allevamento sostenibili, al fine di ispirare la transizione dei sistemi alimentari e dare inizio a una nuova fase di allevamento rigenerativo. È un cambiamento che si può realizzare soltanto lavorando tutti insieme, per questo stiamo sviluppando un programma di lavoro che coinvolga sia le imprese che i responsabili politici.
Leader di settore
È importante che anche le aziende leader del settore alimentare sostengano la richiesta di un Accordo globale per un'alimentazione e un allevamento sostenibili, e contribuiscano ad aumentare la consapevolezza e facilitare il dialogo in occasione di incontri di fondamentale importanza a livello globale nel 2021 e negli anni a venire.
Nel 2021 si terranno eventi d’importanza strategica, nel corso dei quali si potrà iniziare a concordare un'azione globale urgente sui sistemi alimentari:
la Conferenza della Convenzione sulla Biodiversità
il Vertice dei sistemi alimentari dell'ONU
COP26, la Conferenza sul cambiamento climatico
Il sostegno delle imprese per la trasformazione dei sistemi alimentari è d’importanza fondamentale, non solo perché le aziende dovranno essere responsabili di molti cambiamenti, ma anche perché è grazie al loro contributo che si riusciranno a elaborare soluzioni sostenibili.
È necessario agire nel più breve tempo possibile, già che anche le Nazioni Unite hanno avvertito che siamo a rischio di non raggiungere i principali obiettivi ambientali, tra cui il contrasto al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità, la scarsità delle risorse idriche, lo spreco alimentare e il degrado del territorio.
Da quiè possibile scaricare e firmare una lettera di supporto per sostenere la definizione di unAccordo globale su un’alimentazione e un allevamento sostenibili.
Stai utilizzando un browser obsoleto che non supportiamo. Ti preghiamo di aggiornare il tuo browser per migliorare la tua esperienza e la tua sicurezza.Se dovessi avere ulteriori domande a riguardo, o qualsiasi altro problema, ti preghiamo di contattarci a info@ciwfonlus.it. Cerchiamo di rispondere a tutte le richieste entro due giorni. Tuttavia, a causa dei volumi di richieste che riceviamo, a volte potremmo metterci più tempo, ti preghiamo in quel caso di scusarci. In alternativa, se la tua richiesta è urgente, puoi contattare il nostro team di supporto al: +39 051 2960818(le linee sono disponibili dalle 9:00 alle 17:00, dal Lunedi al Venerdì)