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Oltre 50 anni di campagne pacifiche e attente per migliorare la vita degli animali d’allevamento ci hanno portato fin qui.

Il clima globale, l’emergenza ecologica e sanitaria di cui siamo attualmente testimoni hanno condotto a una nuova conclusione: è ora di ripensare il cibo

RETHINKING FOOD

L’equilibrio del pianeta è in pericolo. Gli attuali sistemi alimentari si stanno dimostrando non all’altezza delle sfide da affrontare e la loro dipendenza dall’allevamento intensivo ha avuto un ruolo chiave in questo processo. Essendo sempre più necessario intraprendere un cambiamento, le aziende alimentari possono cogliere un'occasione preziosa per dar vita a un percorso più sostenibile, dove le persone, il pianeta e gli animali possano prosperare e vivere in armonia. Finora, abbiamo aperto insieme nuove strade che sono destinate a migliorare la vita di oltre un miliardo di animali d’allevamento e non vediamo l'ora di continuare su questa strada. Il potere delle partnership che creiamo è immenso e, fissando obiettivi misurabili per ridurre la dipendenza da proteine animali, investendo in un maggior benessere e in pratiche di allevamento rigenerative, possiamo, letteralmente, cambiare il mondo.

Il nostro approccio

Compassion ha deciso di iniziare a fare evolvere il proprio programma di collaborazione con le aziende allo scopo di ottenere sistemi alimentari più resistenti e sostenibili, che rispondano alle esigenze delle persone, del pianeta e degli animali.

Attraverso approfonditi progetti di collaborazione, interventi specifici e strumenti pratici, aiuteremo le aziende alimentari a valutare gli attuali modelli, a identificare le necessità più urgenti, a delineare i passi utili per il cambiamento e a definire strategie adatte al futuro.

A lungo termine, queste strategie aiuteranno a ridurre la dipendenza dall'allevamento intensivo di animali, a ridimensionare il peso delle proteine animali nell’offerta ai consumatori e a rigenerare gli equilibri naturali ripristinando la biodiversità.

Un team di esperti vi aiuterà a misurare i progressi fatti, a garantire un migliore benessere animale e a soddisfare con credibilità le richieste di una clientela che sta acquisendo abitudini di consumo e gusti nuovi, proteggendo così redditività, prestazioni commerciali e reputazione del marchio.

È un momento entusiasmante per le aziende alimentari: per innovare, investire e partecipare alla transizione verso un sistema “planetario resiliente”.

Un impulso per il cambiamento

Un impulso per il cambiamento

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Non mettete mai in dubbio che un piccolo gruppo di persone attente e impegnate possa cambiare il mondo; anzi, finora è stato sempre così.

Margaret Mead

Fondata dall'allevatore dell'Hampshire Peter Roberts nel 1967, Compassion in World Farming è stata determinante per introdurre cambiamenti legislativi contro l’allevamento in gabbia dei vitelli, l’uso di gabbie da batteria per le galline ovaiole e di gabbie individuali per la gestazione delle scrofe, così come per il riconoscimento degli animali come esseri senzienti nella legislazione europea.

Dal 2010, il Settore Alimentare è stato fondamentale nel guidare il cambiamento e nell'innalzare gli standard di benessere degli animali d’allevamento, lavorando in collaborazione con le principali aziende alimentari di tutto il mondo.

Utilizzando strumenti chiave come i Premi Benessere Animale, il Questionario Supermercati e il Benchmark sul benessere degli animali, guidiamo un programma di miglioramento continuo, supportato dalle nostre risorse tecniche e dai nostri pacchetti di comunicazione.

Montage of BBFAW report cover, Sustainable food and farming award, and working together report cover

A oggi, più di 2 miliardi di animali vivono ogni anno una vita migliore grazie agli impegni assunti dai nostri partner aziendali. Approfondisci le nostre azioni riguardo il benessere degli animali d’allevamento.

Il nostro percorso

Il nostro percorso

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Seguendo il nostro principio fondante secondo cui la protezione del benessere degli animali e la fine dell'allevamento intensivo siano intrinsecamente legati non solo alla nostra salute, ma anche alla salute del nostro pianeta, Compassion ha delineato un percorso di cambiamento con obiettivi a breve e lungo termine.

Montage of report and book covers

In occasione del convegno internazionale intitolato Extinction & Livestock: Moving to a flourishing food system for wildlife, farm animals and us (2017) e realizzato in collaborazione con WWF, Compassion ha continuato a esplorare le connessioni tra l'allevamento intensivo di animali, le questioni più ampie della sostenibilità e l’impatto sulle persone (sulla loro salute, sulla sicurezza alimentare e sui loro mezzi di sussistenza).

La co-dipendenza tra Persone, Pianeta e Animali, riconosciuta già negli anni ’60, è pertinente oggi come allora – forse anche di più.

Il nostro piano strategico

Il nostro piano strategico

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In un mondo che si trova ad affrontare il raddoppio del consumo globale di carne entro il 2050, oltre all'aumento di insicurezza alimentare, inquinamento, carenza di cereali e di acqua, scarsità di terra, insieme ai crescenti rischi per la salute posti dal consumo di carne e di latticini d'allevamento intensivo, l'appello di Compassion per una minore dipendenza dai prodotti animali e per un allevamento con standard migliori e sostenibile è più rilevante che mai.

Ecco perché, nel piano strategico quinquennale 2018-2022 di Compassion, che illustra in dettaglio le tappe fondamentali per migliorare gli standard dei sistemi alimentari, vogliamo lavorare per raggiungere entro il 2035 una riduzione del 50% nella produzione e nel consumo di carne, pesce, latte e uova di animali d'allevamento nelle nazioni ad alto consumo, e della metà a livello globale entro il 2050.

Il momento di agire

L'umanità rappresenta una minaccia per la stabilità del pianeta... Dobbiamo ridefinire urgentemente il sistema alimentare e avviare la trasformazione verso una sana alimentazione globale

Professor Johan Rockström, Stockholm Resilience Centre, discorso pronunciato all’EAT e all'evento online della Fondazione Rockefeller, 24 giugno 20201

Per il bene della nostra salute, del clima e dell'ambiente, la ricerca scientifica sostiene la necessità di cambiamenti fondamentali nel modo in cui produciamo e consumiamo cibo. Se vogliamo affrontare i tanti fattori da cui dipende la produzione di cibo sufficiente, sicuro e nutriente per tutti e stare entro i limiti imposti dalle nove soglie critiche da cui dipende la sopravvivenza del nostro pianeta, è necessario trasformare i sistemi alimentari.2

Planetary Boundaries graph. Credit: J. Lokrantz/Azote based on Steffen et al. 2015.

Credit: J. Lokrantz/Azote based on Steffen et al. 2015.

Nel 2015 l’attività antropica ha fatto sì che si superassero quattro delle nove soglie critiche per il nostro pianeta: cambiamento climatico, perdita di integrità della biosfera (biodiversità), consumo di territorio, alterazione dei cicli biogeochimici (fosforo e azoto, in particolare nell'agricoltura intensiva).

Senza un nuovo sistema alimentare non saremo in grado di affrontare la crisi sanitaria globale, di soddisfare i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, di rispettare l'Accordo di Parigi sul clima e la Convenzione sulla Biodiversità e di soddisfare le esigenze di una popolazione che di qui al 2050 arriverà probabilmente a 10 miliardi di persone.

Una netta maggioranza di affidabili documenti scientifici – per es. a cura del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC), dell'Intergovernmental Science Platform on Biodiversity (IPBES) e di EAT-Lancet Commission – sostiene che carne e latticini devono cominciare a rivestire un ruolo molto minore nella nostra dieta quotidiana.

Montage of external reports on climate change and food production
Sarebbe infatti vantaggioso, sia per il clima che per la salute umana, se le persone in molti paesi ricchi consumassero meno carne e se la politica creasse incentivi adeguati in tal senso

Hans-Otto Pörtner, ecologo, co-presidente del gruppo di lavoro dell'IPCC su impatti, adattamento e vulnerabilità

Un sistema alimentare dannoso

Finora, denutrizione e obesità sono state viste come due poli opposti: da un lato, una grave carenza di calorie, dall’altro un grave eccesso. In realtà, a provocare i due fenomeni sono gli stessi sistemi alimentari malsani e iniqui

Prof Boyd Swinburn, Università di Auckland, Co-presidente della Commissione Lancet sull'obesità3

Nonostante anni di investimenti, ricerca e sviluppo e progresso tecnologico, nel nostro sistema alimentare continuano a essere presenti forti problematiche.

Attualmente, più di 820 milioni di persone non hanno abbastanza da mangiare, mentre secondo l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO) il mondo spreca circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo commestibile ogni anno (FAO, 2016).4

Il calcolo della FAO, inoltre, non tiene conto della principale fonte di dispersione di risorse alimentari: l’utilizzo di colture commestibili per l'uomo nella produzione di mangimi industriali. Cereali, soia e semi di palma di cui si nutrono gli animali d’allevamento vengono convertiti in carne, latte e uova con un indice di conversione che causa la dispersione di gran parte dell’energia disponibile: ad esempio, la conversione delle proteine varia da un minimo del 4% per la carne di manzo al 25% per le uova5, mentre quasi un quinto del pesce pescato nel mondo viene trasformato in farina e olio di pesce, la maggior parte dei quali è utilizzata per nutrire pesci d'allevamento6. Con una diversa allocazione delle risorse, si potrebbero recuperare quantità di cibo sufficienti per sfamare quattro miliardi di persone.

Si stima che a livello globale, due miliardi di uomini, donne e bambini sono in condizioni di sovrappeso o obesità7, mentre l’alimentazione insufficiente continua a essere il fattore di rischio responsabile del maggior numero di morti8. Nelle regioni sviluppate, il consumo medio di carne, latticini e uova è al di sopra degli standard raccomandati sia per l’alimentazione personale sia per il benessere del pianeta.

Nel 2016, le Nazioni Unite hanno affermato che la produzione alimentare, quando non è gestita in modo sostenibile, è uno dei principali fattori di perdita di biodiversità e inquina aria, acque dolci e oceani, oltre a essere una delle principali fonti di degrado del suolo e di emissioni di gas serra9. La produzione non sostenibile di alimenti contribuisce anche alla resistenza agli antimicrobici10 e all’insorgenza di malattie non trasmissibili, oltre che alla diffusione di malattie emergenti e di origine alimentare, mentre i lavoratori del settore vivono in condizioni di particolare vulnerabilità, spesso esposti alla riduzione dei prezzi da parte di distributori e altri componenti della filiera. Senza contare che tutto questo si ripercuote negativamente anche sul benessere degli animali allevati.

L'impatto dell'allevamento intensivo

L'emergenza climatica, ecologica e sanitaria che dobbiamo affrontare è indubbiamente causata da molteplici fattori. Uno dei principali è l'allevamento intensivo di animali.

Questioni come il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e la salute pubblica possono essere affrontate attraverso l'eliminazione dell'allevamento intensivo e la transizione a sistemi di allevamento rigenerativo maggiormente rispettosi del benessere animale.

Cartoon of diverse group of people with the word people written above

Persone

  • Un’ alimentazione squilibrata – in particolare, il consumo eccessivo di zucchero, sale e grassi saturi in alimenti altamente trasformati, insieme al consumo inadeguato di frutta e verdura fresca – è considerata la principale causa di malattia a livello mondiale. Allo stesso tempo, il consumo eccessivo di carne rossa e di carne trasformata – reso possibile solo dall'allevamento intensivo – favorisce l’insorgere di malattie cardiache, obesità, diabete di tipo 2 e di alcuni tipi di cancro.
  • Si stima che due miliardi di persone – circa un quarto della popolazione mondiale – soffrano di una forma grave o moderata di insufficienza alimentare11, nonostante la quantità di calorie già prodotte sarebbe sufficiente a soddisfare il fabbisogno di più del doppio della popolazione mondiale12.
  • Ogni anno si registrano circa 600 milioni di casi di malattie di origine alimentare e 420.000 decessi13 prevalentemente a causa di Salmonella, Campylobacter ed E. Coli. A partire dal 1940, l’allevamento intensivo è associato al 50% delle malattie zoonotiche emergenti e, nell’uomo, le zoonosi sono responsabili di tre malattie infettive nuove o emergenti su quattro. Ad esempio, SARS, Ebola e HIV sono legate al consumo e allo stretto contatto con i fluidi corporei di certi animali selvatici (rispettivamente zibetti, pipistrelli e primati).
  • Circa un terzo della popolazione mondiale si sostenta grazie ad agricoltura, allevamento, sfruttamento delle foreste o pesca14. Molte comunità di piccoli allevatori risentono negativamente dell'allevamento intensivo degli animali, che può avere effetti indesiderati anche sull'occupazione, già che nei sistemi d’allevamento industriali la richiesta di manodopera è minore. A ciò vanno aggiunte la mancanza di un’equa distribuzione della ricchezza e la dipendenza da costi di produzione alti.
View of Earth from space with 'planet' written above

Pianeta

  • L'allevamento intensivo di animali è corresponsabile del superamento di diverse soglie critiche per il pianeta, tra cui il cambiamento climatico, i cicli biogeochimici (azoto e fosforo), il consumo di territorio, lo sfruttamento di risorse idriche e la perdita di biodiversità. Se vogliamo contenere le conseguenze negative del cambiamento climatico, tutti i settori, compresi l’agricoltura, l’allevamento, l'energia e i trasporti, dovranno ridurre le loro emissioni.
  • La produzione zootecnica intensiva è già responsabile del 14,5% delle emissioni globali di origine antropica a effetto serra. In un modello di produzione con le stesse caratteristiche di quello di questi ultimi anni, cioè in cui il consumo di carne e di prodotti lattiero-caseari aumentasse in rapporto alla crescita della popolazione globale e all'aumento del PIL, il settore agricolo da solo emetterebbe gas serra sufficienti per assorbire l'intero bilancio di emissioni previste entro il 2050 per aumentare la temperatura globale di al massimo 2° C15.
  • Una serie di studi mostra che, se si vogliono ridurre le emissioni del settore agro-alimentare, è necessario anzitutto ridurre sostanzialmente il consumo di carne e latticini: il passaggio a diete più orientate a frutta e verdure è essenziale se vogliamo raggiungere gli obiettivi dell'accordo di Parigi sul clima.
  • La produzione di colture per l'alimentazione animale ha accelerato il degrado di suolo e territorio, e l'ONU avverte che, continuando agli attuali ritmi, i suoli del mondo avranno ancora tutt’al più sessant'anni di produttività.
  • Circa un milione di specie vegetali e animali sono ora a rischio di estinzione16 e l’allevamento intensivo è un fattore di primaria importanza17. Con l'aumento del consumo di carne, i terreni agricoli si espandono, privando la fauna selvatica del suo habitat naturale e avvicinandola pericolosamente all'attività umana, facendo in modo che si crei il quadro ideale per la diffusione di agenti patogeni, alcuni dei quali sono zoonotici e rappresentano una minaccia di pandemie.
Three piglets rubbing snouts in a field with lots of dandelions with the word 'animals' above

Animali

  • I sistemi di allevamento intensivi sono stati progettati con poca attenzione alle esigenze comportamentali e ai desideri degli animali, e sono fortemente basati sulla tecnologia, sull'uso profilattico degli antibiotici per aiutare a prevenire le malattie, sulla selezione genetica oltre i limiti fisiologici dell'animale e su un modello economico costituito da alti volumi di produzione e bassi margini di profitto.
  • I sistemi intensivi sono in gran parte sistemi di confinamento spogli, come gabbie o capannoni e recinti con alte densità di allevamento, decisamente inadeguati per il comfort fisico o l’espressione dei comportamenti specie-specifici. Gli animali sono spesso isolati oppure subiscono mutilazioni di routine per prevenire le conseguenze negative di noia e frustrazione, come la morsicatura della coda tra i suini e la pica aggressiva delle piume nelle galline. Si tratta di solito (ma non esclusivamente) di operazioni che lavorano su grande scala con un alto numero di capi.
  • A livello globale, più di 77 miliardi di animali terrestri sono allevati ogni anno a scopo alimentare, e due su tre sono allevati in sistemi intensivi. Si stima che i pesci d'allevamento siano tra i 50 e i 160 miliardi.
  • Mentre, in alcune parti del mondo, si stanno facendo progressi nel campo del divieto di gabbie per galline e scrofe, e in quello della riduzione della densità di allevamento per i polli, altrove è in atto un aumento dell’intensificazione degli allevamenti.
  • Animali e pesci d’allevamento sono esseri senzienti capaci di provare dolore ed emozioni come la depressione o la gioia. Meritano una buona qualità di vita, che consenta loro di essere liberi dalla sofferenza e di sperimentare esperienze positive come il comfort, il piacere, il gioco; hanno bisogno di apprendere, di acquisire fiducia e di avere la possibilità di scelta.

Nonostante da più fronti arrivino prove convincenti a favore del fatto che bisogna cambiare rotta, l’adozione di sistemi agroalimentari sani e sostenibili finora è stata limitata. L'allevamento intensivo di animali continua a consumare vaste risorse, tra cui cereali e soia, per la produzione di mangimi. Le foreste vengono distrutte e riconvertite in terreni agricoli; l'intensificazione di monocolture e l’eccesso di prodotti agrochimici ha causato inquinamento di falde acquifere e corsi d’acqua18, degradazione del suolo19, 20, perdita di biodiversità21 e inquinamento atmosferico22. I responsabili politici a volte ammettono l’esistenza di gravi crisi ambientali, ma molti sono riluttanti a riconoscere il ruolo svolto dalla produzione animale intensiva nella generazione di queste crisi.

Per affrontare questi squilibri, abbiamo bisogno di ripensare il cibo e di lavorare collettivamente e con soluzioni innovative sulla transizione che porterà verso un sistema alimentare più umano, resiliente e sostenibile.

Prospettive

La relazione della Commissione EAT-Lancet (2019) su 'Cibo, Pianeta, Salute' ha fornito i primi dati scientifici per perseguire una dieta sana e sostenibile, specificando i cambiamenti necessari per creare un futuro alimentare sostenibile. I regimi alimentari indicati una “dieta per la salute del pianeta – rappresentano una soluzione flessibile per rimanere entro i cosiddetti limiti del pianeta, producendo cibo a sufficienza per 10 miliardi di persone entro il 2050, limitando l'aumento della temperatura globale a meno di due gradi e garantendo standard ottimali di salute e di valori nutrizionali. Si tratta, inoltre, di soluzioni adattabili a varie esigenze alimentari, preferenze personali e tradizioni culturali.

La dieta per la salute del pianeta è una dieta di riferimento globale per gli adulti, simbolicamente rappresentata da mezzo piatto di frutta e verdura. L'altra metà è composta principalmente da cereali integrali, proteine vegetali (fagioli, lenticchie, legumi, noci), grassi vegetali insaturi, modeste quantità di carne e latticini, e alcuni zuccheri aggiunti e verdure amidacee

EAT forum.org23

La dieta per la salute del pianeta

La dieta per la salute del pianeta

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    Assunzione giornaliera di macronutrienti (quantità consigliata in grammi)  Assunzione calorica giornaliera 
Cereali integrali    
Riso, grano, mais e altro  232 811
Tuberi o verdure amidacee    
Patate e manioca 50 (0–100) 39
Verdure    
Tutte le verdure 300 (200–600) 78
Frutta    
Tutta la frutta 200 (100–300) 126
Latticini    
Latte intero o equivalenti 250 (0–500) 153
Fonti proteiche    
Carni bovine, ovine, suine 14 (0–28) 30
Pollo e altri gallinacei 29 (0–58) 62
Uova 13 (0–25) 19
Pesce 28 (0–100) 40
Legumi 75 (0–100) 284
Frutta a guscio 50 (0–75) 291
Grassi aggiunti    
Grassi insaturi 40 (20–80) 354
Grassi saturi 11.8 (0-11.8) 96
Zuccheri aggiunti    
Tutti gli zuccheri 31 (0–31) 120

Credit: EAT Lancet Commission: Healthy Diets from Sustainable Food Systems

Modelli di produzione

Modelli di produzione

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Modelli di consumo

Modelli di consumo

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Le call for reduction

Le call for reduction

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Non siamo gli unici a proporre una riduzione del consumo di prodotti animali - questa è un'opinione sempre più condivisa da diverse organizzazioni:

Organizzazione Obiettivo Tempistica
50by40 logo - the words 50by40
50by40
Riduzione del 50% della produzione e del consumo globale di prodotti d'allevamento in tutte le specie 2040
Eating Better logo - name with red, green and blue circle next to it
Eating Better
Riduzione del 50% del consumo di carne e latticini nel Regno Unito e il resto proveniente da fonti sostenibili 2030
NRDC logo - A polar bear and star in a shield
Natural Resources Defense Council
Riduzione del 20% delle emissioni di gas serra legate alla produzione di alimenti a forte impatto climatico N/A
World Resources Institute logo - name of organisation
World Resources Institute
Riduzione del 25% delle emissioni di gas serra legate all'alimentazione 2030
Friends of the Earth logo - a green circle above the name
Friends of the Earth
Riduzione del 25% delle emissioni di carbonio lungo tutta la filiera e riduzione del 25% degli acquisti di prodotti animali da allevamento intensivo N/A
One NYC logo - the name
OneNYC2050
Eliminazione graduale dell'acquisto di carne trasformata e riduzione del 50% dell'acquisto di carne bovina 2050
C40 Cities logo - name on a green background
C40 Cities
Adattare la filiera ai criteri stabiliti dalla dieta per la salute del pianeta raccomandata da EAT-Lancet 2030
Greenpeace logo - name written in green
Greenpeace
Riduzione del 50% della produzione e del consumo di prodotti animali 2050
CIWF logo - lamb leaping with green circle behind
Compassion in World Farming
Riduzione del 50% della produzione e del consumo di prodotti animali 2035 – per i paesi ad alto consumo
2050 – a livello globale
HSUS logo - the shape of the USA made up with images of animals
Humane Society of the United States
50% dei pasti offerti nei programmi ed eventi di ristorazione pubblici negli Stati Uniti basato esclusivamente su alimenti di origine vegetale 2025

Action Icon
Webinar: How to Love Food and Save Nature

Venerdì 11 dicembre 2020 si è tenuto un webinar organizzato da Compassion in World Farming e il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente sulla piattaforma Eat@Home. Durante l'evento si è parlato della necessità di orientarsi verso un'alimentazione più sana e di adottare sistemi di produzione che garantiscano standard migliori di benessere animale e un ridotto impatto ecologico, al fine di aiutare a rigenerare e ripristinare la biodiversità. Queste discussioni conducono al Food Systems Summit del 2021, come parte del Decade of Action per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

16. Webinar: How to Love Food and Save Nature
Guarda il videoPlay icon

Passare a un’alimentazione più sana per il pianeta può rappresentare un cambiamento significativo nei modelli di consumo: per i paesi sviluppati si consiglia una significativa riduzione della quantità di proteine di origine animale e un conseguente aumento delle proteine di origine vegetale, per i paesi in via di sviluppo, si riconosce la necessità di elaborare strategie locali, in linea con le raccomandazioni di EAT Lancet, per quanto riguarda l'assunzione di sufficienti quantità di proteine. Tutte le regioni, tuttavia, devono aumentare il consumo di verdura, frutta, legumi, cereali integrali e frutta a guscio.

Oltre a considerare una riduzione dei consumi di proteine animali, Compassion e altre organizzazioni stanno anche sollecitando una drastica trasformazione dei sistemi di produzione. Tutti gli animali devono essere allevati in sistemi con alti standard di benessere ed è necessario convertirsi a pratiche agricole più rigenerative.

UN CAMBIAMENTO POSSIBILE

L’attuale sistema alimentare ha iniziato a svilupparsi oltre 75 anni fa per fare fronte alla carenza di cibo del dopoguerra, ma è possibile andare incontro a una nuova evoluzione, verso un sistema più innovativo, tecnologico, umano e rispettoso del clima. Si tratta di un’evoluzione necessaria, perché l’attuale modello non è sostenibile.

La strategia principale per raggiungere questo obiettivo sarebbe il riequilibrio delle proteine animali a favore di un maggiore consumo di alimenti di origine vegetale, con il conseguente aumento del consumo di frutta e verdura. Come indicato anche nel report EAT-Lancet, la riduzione del consumo di prodotti di origine animale varierà a seconda delle regioni. Riequilibrare il consumo di proteine animali negli Stati Uniti, in Europa e in altre regioni con alti livelli di consumo è fondamentale per la sostenibilità futura.

Alcuni governi e alcune città stanno già chiedendo una riduzione del consumo di carne nelle loro linee guida nutrizionali nazionali e raccomandano attivamente fonti proteiche di origine vegetale anziché animale.

Riducendo del 53% il consumo globale di proteine animali entro il 2050 e nutrendo il bestiame con foraggi, pascoli e sottoprodotti dell'agricoltura, al posto di colture commestibili per l'uomo, si raggiungerebbero i seguenti obiettivi:24

18% Diminuzione gas serra
35% Diminuzione dell’uso di energia non rinnovabile
9% Diminuzione del tasso di deforestazione globale
12% Diminuzione del tasso di erosione dei suoli
26% Diminuzione dell’uso di terreni coltivabili
22% Diminuzione dell’uso di pesticidi
46% Diminuzione dell’uso di fertilizzanti azotati
40% Diminuzione dell’uso di fertilizzanti fosfatici
21% Diminuzione dell'uso di acqua per l'irrigazione

Fonte: Schader C et al. 2015. Impacts of feeding less food-competing feedstuffs to livestock on global food system sustainability. J. R. Soc. Interface 12: 20150891. http://dx.doi.org/10.1098/rsif.2015.0891

Attraverso pratiche di tipo rigenerativo, è possibile aumentare ulteriormente la portata di questi effetti.

Il potere delle aziende

Decisioni e velocità d’intervento sono fondamentali perché un’azienda sia in grado di raccogliere sfide tanto imponenti quanto quella di nutrire una popolazione in crescita rispettando i limiti del pianeta. Tutte le decisioni che riguardano filiera, prezzi, marketing, posizionamento dei prodotti – proporzionalmente alle dimensioni sulle quali si operano – hanno effetti su salute, ambiente e benessere degli animali in tutto il mondo.

Diverse aziende leader di settore hanno già iniziato a puntare molto su specifiche risorse naturali e tecnologiche per soddisfare la domanda sempre più alta dei consumatori.

In tutto il settore alimentare, molte aziende stanno già cercando di “aggiungere” nuove forme proteiche, sviluppando nuovi prodotti di origine vegetale, la cosiddetta carne artificiale (ovvero prodotta in laboratorio) e menù innovativi.

Altre realtà investono molto nel miglioramento del benessere animale, attraverso l'adozione di sistemi senza gabbie oppure aderendo a iniziative come lo European Chicken Commitment.

Tuttavia, solo poche aziende stanno “sostituendo” completamente o in parte la propria offerta di proteine animali.

Al fondo della pagina è possibile trovare una selezione delle iniziative che stanno adottando le aziende.

Cosa offriamo

Vast glass building filled with plants and trees, with walkways around it, and a waterfall coming through the middle of the roof

Il nostro nuovo programma Rethinking Food è pensato per lavorare in collaborazione con le principali aziende del settore verso lo sviluppo di un sistema alimentare resiliente, che si affidi meno all'agricoltura intensiva e ai prodotti animali, e sia più rigenerativo, inclusivo e incentrato su prodotti di origine vegetale, rispettando natura e biodiversità e soddisfacendo le esigenze delle persone e degli animali, entro i limiti stabiliti dalle soglie critiche del pianeta.

L’obiettivo è quello di continuare a migliorare significativamente il benessere degli animali, bilanciando al tempo stesso l'offerta proteica ai consumatori, per un sistema alimentare adatto al futuro.

A qualunque punto del vostro percorso siate, Compassion ha qualcosa da offrirvi:

Strategia d'impresa

Vi aiuteremo a definire una strategia d’impresa per il cambiamento, identificando le aree d’interesse per migliorare il benessere degli animali e bilanciare l’offerta di proteine, il tutto su misura per le vostre specifiche esigenze aziendali.

Analisi dei GAP

Possiamo aiutare le aziende a svolgere un’analisi dei GAP, per misurare l’impatto e gli standard di benessere, e identificare le aree di cambiamento su cui agire con l’obiettivo di bilanciare l’impronta proteica e creare una filiera più resiliente e sostenibile.

Strumenti e contesto

Avrete accesso alle nostre risorse e a strumenti intuitivi per misurare l'impatto animale e ambientale e decidere quale percorso seguire.

Buone pratiche

Metteremo in evidenza le buone pratiche che sono state adottate, sia per aumentare la consapevolezza e la fidelizzazione dei consumatori, sia per ispirare e orientare le vostre strategie di marketing.

Innovazione

Vi terremo aggiornati sulle ultime innovazioni del settore in aree d’interesse specifiche come le buone pratiche di allevamento, lo sviluppo di nuovi prodotti e le strategie di comunicazione, in modo da ricavarne soluzioni adeguate per la vostra azienda.

Rendicontazione

Vi forniremo un quadro di riferimento per aiutarvi a misurare e comunicare continuamente i progressi compiuti in tema di benessere animale e impatto ambientale.

Riconoscimenti

Premieremo e daremo visibilità alle aziende che dimostrano doti di leadership in questo settore, in particolare attraverso il Premio Planet Friendly e il Premio Produzione e Allevamento Sostenibili.

Accordo globale per un'alimentazione e un allevamento sostenibili

Per migliorare le prospettive future per le persone, il pianeta e gli animali e mitigare l’impatto degli attuali sistemi alimentari, abbiamo bisogno di un'azione globale e coordinata urgente.

Si tratta di un’iniziativa necessaria per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) del 2030 e adottare stili alimentari salutari per tutti. Senza questo tipo di approccio, non saremo in grado di fermare l'impatto della produzione alimentare sulla biodiversità e sul nostro ambiente, e di conseguenza rischieremo di lasciare in eredità alle generazioni future un pianeta e una vita compromessi.

Per questi motivi, Compassion in World Farming ha deciso di iniziare ad agire su questi temi anche nel contesto delle Nazioni Unite per lavorare a una strategia urgente, paragonabile alle misure adottate per contrastare il cambiamento climatico.

Un'azione collettiva

Stiamo costruendo consenso per sostenere un Accordo globale per un’alimentazione e un allevamento sostenibili, al fine di ispirare la transizione dei sistemi alimentari e dare inizio a una nuova fase di allevamento rigenerativo. È un cambiamento che si può realizzare soltanto lavorando tutti insieme, per questo stiamo sviluppando un programma di lavoro che coinvolga sia le imprese che i responsabili politici.

Leader di settore

È importante che anche le aziende leader del settore alimentare sostengano la richiesta di un Accordo globale per un'alimentazione e un allevamento sostenibili, e contribuiscano ad aumentare la consapevolezza e facilitare il dialogo in occasione di incontri di fondamentale importanza a livello globale nel 2021 e negli anni a venire.

Nel 2021 si terranno eventi d’importanza strategica, nel corso dei quali si potrà iniziare a concordare un'azione globale urgente sui sistemi alimentari:

  • la Conferenza della Convenzione sulla Biodiversità
  • il Vertice dei sistemi alimentari dell'ONU
  • COP26, la Conferenza sul cambiamento climatico

Il sostegno delle imprese per la trasformazione dei sistemi alimentari è d’importanza fondamentale, non solo perché le aziende dovranno essere responsabili di molti cambiamenti, ma anche perché è grazie al loro contributo che si riusciranno a elaborare soluzioni sostenibili.

È necessario agire nel più breve tempo possibile, già che anche le Nazioni Unite hanno avvertito che siamo a rischio di non raggiungere i principali obiettivi ambientali, tra cui il contrasto al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità, la scarsità delle risorse idriche, lo spreco alimentare e il degrado del territorio.

Da qui è possibile scaricare e firmare una lettera di supporto per sostenere la definizione di un Accordo globale su un’alimentazione e un allevamento sostenibili.

Per saperne di più, contattateci oggi stesso.

Le principali iniziative del settore

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Supermercati

Co-op UK

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Sulla scia delle tendenze in atto nei supermercati, nel gennaio 2020 Co-op UK ha lanciato la sua linea di prodotti vegani Gro, che comprende 35 prodotti senza carne, soprattutto cibi già pronti, poiché questo mercato appare in forte crescita.

Co-op ha inoltre messo in campo notevoli doti di innovazione, ad esempio lanciando il proprio “Incredible Burger” vegano, che imita la succosità di un hamburger di manzo utilizzando le caratteristiche di ingredienti come la barbabietola e altri alimenti vegetali.

A maggio 2021 Co-op ha ridotto i prezzi della propria linea Gro per uguagliare i prezzi delle controparti a base di carne e latticini, in modo che le persone che scelgono alimenti a base vegetale non debbano pagare di più per questa scelta.

Coop's Gro range. Vegan burgers, sandwiches, wraps, rolls, sausages, and ready meals

Co-op UK pubblica un approfondito report Future of Foods che stabilisce la loro ambizione di raggiungere un futuro alimentare sostenibile per le persone e il pianeta. Come parte di questo percorso, l'azienda ha una sezione sul proprio sito web rivolta ai clienti e in cui viene menzionato il maggiore impatto che carne, pesce e latticini hanno sull'ambiente e come la riduzione della carne possa aiutare a ridurre l'impronta della propria dieta.

Insieme a Tesco, M&S, Sainsbury e Waitrose, Co-op UK sta sostenendo la 'Sustainable Basket Initiative' del WWF con l'impegno di dimezzare l'impatto ambientale dei panieri britannici entro il 2030 in 7 aree: clima, deforestazione e conversione dell'habitat, produzione agricola, mare, diete, rifiuti alimentari e imballaggio.

 

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Ristorazione

Compass Group

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A maggio 2021, Compass Group UK&I ha pubblicato la propria tabella di marcia Net Zero, che delinea strategie e obiettivi per una produzione alimentare sostenibile, compreso l'obiettivo di raggiungere una riduzione del 55% delle emissioni di carbonio entro il 2025.

Compass Group ha identificato gli ingredienti locali e stagionali come un obiettivo chiave, così come il passaggio a più proteine a base vegetale.

Il loro obiettivo è di passare al 40% di prodotti a base vegetale entro il 2030 (e almeno il 25% entro il 2025).

Hanno inoltre pianificato di rifornirsi del 70% delle cinque principali categorie alimentari (latticini e formaggi, frutta e verdura, maiale, manzo e pollo) da agricoltura rigenerativa entro il 2030.

A ottobre 2021, Compass Group ha esteso il proprio programma per raggiungere l'obiettivo Net Zero a livello globale entro il 2050 e il raggiungimento di zero emissioni di CO2 nel mondo (Obiettivi 1 & 2) entro il 2030.

I loro obiettivi sono stati convalidati dall'iniziativa Science Based Targets (SBTi):

Impegni di decarbonizzazione a livello di gruppo:

Carbonio neutro in tutto il mondo nelle operazioni del Gruppo entro il 2030
Clima netto zero in tutta la catena del valore globale (Scope 3) entro il 2050".

Carolyn Ball di Compass Group UK&I ha commentato: "Sappiamo che per un'azienda della ristorazione collettiva, tra il 50% e il 70% dell'impronta è di solito composta dal cibo stesso, il che significa che il menu è un enorme alleato per un cambiamento significativo ... Penso davvero che se siamo seri su questo, cosa che tutti noi siamo, allora una delle cose che dobbiamo fare di più è condividere apertamente le esperienze e collaborare, perché altrimenti non si potrà parlare davvero di leadership climatica"

Globe

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