Il Premio Good Pig offre un riconoscimento alle aziende che usano, o si impegnano a farlo entro cinque anni, sistemi di allevamento rispettosi del benessere di scrofe e suini da carne. A oggi, più di 3,1 milioni di scrofe e suini da carne traggono beneficio ogni anno dalle politiche messe in atto dai vincitori del Premio Good Pig e del Certificato di Leadership nel benessere dei suini assegnato nel 2011.
Ogni anno sono più di 1,38 miliardi i suini macellati nel mondo per la produzione di carne, di questi, più della metà sono allevati in Asia e la Cina da sola ne alleva oltre il 45% del totale mondiale. Dopo la Cina, i maggiori produttori di suini sono l’Unione Europea (che ne macella più di 313 milioni l’anno), gli Stati Uniti (circa 111 milioni l’anno) e il Brasile (oltre 34 milioni l’anno). In Italia ogni anno sono allevati oltre 10 milioni di suini e si contano più di 600.000 scrofe e scrofette. Nonostante in alcuni casi i suini vengano ancora tenuti in recinti esterni e in allevamenti all’aperto, soprattutto in molti paesi in via di sviluppo, più della metà della carne suina prodotta nel mondo proviene da sistemi intensivi.
Le norme minime per la protezione dei suini in allevamento sono tracciate nella Direttiva 2008/120/CE, che, tra le alte cose, prevede a partire dal 1 gennaio 2013 l’obbligo per tutte le aziende di allevare scrofe e scrofette in gruppo nel periodo compreso tra quattro settimane dopo la fecondazione e una settimana prima della data prevista del parto, fornendo loro libero accesso a materiale manipolabile, quantità sufficienti di mangime riempitivo o ricco di fibre e alimenti ad alto tenore energetico. Inoltre, particolare attenzione dovrebbe essere rivolta anche alle seguenti disposizioni della normativa:
- ‘I suini devono avere accesso permanente a una quantità sufficiente di materiali che consentano loro adeguate attività di esplorazione e manipolazione (paglia, fieno, legno, segatura, compost di funghi, torba o un miscuglio di questi) senza comprometterne la salute.’
- ‘Né il mozzamento della coda né la riduzione degli incisivi dei lattonzoli devono costituire operazioni di routine, ma devono essere praticati soltanto ove sia comprovata la presenza di ferite ai capezzoli delle scrofe o agli orecchi o alle code di altri suini. Prima di effettuare tali operazioni si devono adottare misure intese ad evitare le morsicature delle code e altri comportamenti anormali tenendo conto delle condizioni ambientali e della densità degli animali. È pertanto necessario modificare condizioni ambientali o sistemi di gestione inadeguati.’