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Riflettori puntati sugli schemi di certificazione per i prodotti ittici

News Section Icon Pubblicato 13/07/2020

Nell'ambito del proprio impegno a migliorare il benessere dei miliardi di pesci abbattuti ogni anno per il consumo umano, Compassion ha lanciato la fase due della campagna #ripensaipesci.

La prima fase dell'iniziativa, partita a fine 2018, si concentrava sulla sensibilizzazione dell'opinione pubblica sul tema dei pesci come esseri senzienti, capaci di provare dolore, stress e paura, ma anche di sperimentare emozioni positive e costruire legami sociali.

La campagna lanciata questa settimana invita i cinque principali schemi di certificazione di prodotti ittici a livello mondiale il Marine Stewardship Council (MSC), l'Aquaculture Stewardship Council (ASC), Global G.A.P., Friends of the Sea (FoS) e Best Aquaculture Practice (BAP) a stabilire standard minimi di benessere rispetto ai seguenti criteri:

  • Densità di allevamento e contenimento/sovraffollamento
  • Presenza di arricchimenti ambientali
  • Uso responsabile degli antibiotici
  • Limitazione alla durata del digiuno
  • Divieto di pratiche lesive dei pesci predatori selvatici
  • Utilizzo di metodi di abbattimento umani
  • Riduzione nell'utilizzo di pesci selvatici per l'alimentazione dei pesci d'allevamento
  • Tutela del benessere animale nella cattura dei pesci selvatici

Questi criteri sono applicabili sia al pesce pescato (MSC e Friends of the Sea), che a quello allevato in acquacoltura (ASC, Global G.A.P., BAP e Friends of the Sea). Molti consumatori fanno riferimento a questi schemi di certificazione per orientare le loro scelte di acquisto, ma queste etichette possono creare confusione, poiché non sempre garantiscono che il pesce sia stato allevato, pescato e abbattuto seguendo pratiche maggiormente rispettose del benessere animale.

Un sondaggio condotto da Compassion In World Farming e YouGov [1] ha rilevato che il 56% degli italiani intervistati non è sicuro che negli schemi di certificazione inclusi nella campagna siano compresi dei requisiti di benessere animale. Il 66% ritiene che mettere in pericolo la fauna selvatica, prolungare il digiuno dei pesci per un tempo eccessivo e abbatterli con metodi che prevedono una lunga e dolorosa agonia sia per il pesce pescato che per quello d'allevamento sia inaccettabile, mentre quasi i tre quarti degli intervistati (il 73%) pensa che sia necessario introdurre o rafforzare i criteri di benessere nei programmi di certificazione.

Gli standard dei cinque enti di certificazione si concentrano principalmente sull'ambiente, sui diritti umani e, per MSC e Friends of the Sea, sulla sostenibilità degli stock ittici. Anche se questo è un lavoro estremamente importante, occorre fare di più per stabilire criteri minimi di protezione del benessere dei pesci durante l'allevamento, la cattura e la macellazione.

Incoraggiamo gli schemi di certificazione dei prodotti ittici a introdurre o migliorare i loro standard relativamente alle seguenti tematiche di benessere chiave.

Sovraffollamento

I pesci allevati ad alte densità consumano una quantità maggiore di ossigeno e producono più rifiuti, che possono influire sulla qualità dell'acqua. Inoltre, densità elevate limitano lo spazio a disposizione per sfuggire dai pesci dominanti, possono causare maggiori rischi di aggressioni che portano a lesioni e stress e influiscono sulla capacità dei pesci di nuotare.

Gli schemi di certificazione dovrebbero quindi garantire che i pesci siano allevati a densità ridotte, per permettere un maggiore benessere fisico e mentale, fornendo più spazio per nuotare, riducendo l'aggressività e consentendo una migliore qualità dell'acqua.

Presenza di arricchimenti

Vasche spoglie, gabbie e raceways (canali artificiali per l'acquacoltura) non sono ambienti adatti a garantire una buona qualità di vita ai pesci d'allevamento. Tuttavia, possono essere arricchiti per fornire ai pesci un ambiente più complesso che può aiutare a ridurre lo stress e l'aggressività e permettere agli animali di relazionarsi con l'ambiente circostante ed esprimere i loro comportamenti naturali. Orata e branzino, ad esempio, setacciano abitualmente i fondali in cerca di cibo e si sotterrano nella sabbia per nascondersi e riposare, mentre i salmonidi si rifugiano nelle rocce per proteggersi dai predatori e dalle intemperie.

È importante che ogni specie riceva il giusto tipo di arricchimento per ogni fase della sua vita e che il materiale sia fornito nella quantità e nella posizione appropriata per contribuire a diminuire lo stress ed evitare le aggressioni.

ASC, Global G.A.P. e BAP non richiedono la presenza di arricchimenti nei loro standard, mentre la certificazione Friends of the Sea, sebbene attualmente non preveda alcun tipo di arricchimenti, sta lavorando per aggiungere questo requisito.

Utilizzo responsabile degli antibiotici

Come per gli animali terrestri, l'uso di routine degli antibiotici è indice di scarse condizioni d'allevamento. Questo rappresenta un problema importante in quanto contribuisce allo sviluppo dell'antibiotico-resistenza, una minaccia anche per la salute umana.

L'utilizzo degli antibiotici è in parte regolato dagli enti di certificazione: ASC e Friends of the Sea vietano l'uso profilattico degli antibiotici, mentre BAP e Global G.A.P. hanno adottato misure volte a ridurre l'uso di antibiotici nell'ambito dei loro programmi.

Limitare il digiuno

Una pratica comune in acquacoltura è il periodico digiuno dei pesci, in particolare prima del trasporto e della macellazione. Questo assicura che il loro apparato digerente sia vuoto per aiutare a mantenere la qualità dell'acqua durante il trasporto e per evitare la contaminazione della carne durante la macellazione.

Il tempo necessario per lo svuotamento dell'apparato digerente varia da specie a specie e dipende dalla temperatura dell'acqua; di solito, 48-72 ore sono sufficienti per svuotare l'intestino della maggior parte delle specie allevate. Tuttavia, gli schemi di certificazione permettono l'inutile e prolungato digiuno del pesce che può durare fino a diverse settimane, causando stress, indebolendo i pesci e portando ad aggressioni e gravi lesioni.

Vietare il maltrattamento dei predatori selvatici

La fauna selvatica, compresi i predatori come le foche e gli uccelli marini, è spesso attratta dagli allevamenti ittici a causa dell'abbondanza di cibo a disposizione. I predatori non sono solo un fastidio per gli allevatori, ma minacciano anche il loro reddito, tanto che molti sono costretti a proteggere il loro stock ittico dagli attacchi. Compassion raccomanda l'utilizzo di metodi di allontanamento dei predatori che non ne causino la morte, come ad esempio l'uso di reti, a condizione che siano controllate regolarmente e progettate per evitare che i predatori rimangano intrappolati.

La maggior parte degli schemi di certificazione permette l'uccisione dei predatori senza alcuna regolamentazione e fornisce linee guida limitate sul controllo di questi episodi. L'ente ASC è l'unica eccezione in quanto fornisce alcune indicazioni sull'uccisione dei predatori.

Metodi di abbattimento umani

Tutti i pesci dovrebbero essere abbattuti in maniera umana, il che significa che dovrebbero essere storditi efficacemente, con sistemi che li rendano immediatamente insensibili e permettano il mantenimento dell'insensibilità fino al momento dell'abbattimento.

I metodi non umani di macellazione dei pesci, ad esempio l'immersione in poltiglia di ghiaccio e acqua, il soffocamento all'aria, l'esposizione all'anidride carbonica o il sanguinamento senza stordimento, causano dolore, paura e sofferenza, a volte per periodi di tempo molto prolungati. Tuttavia, esistono metodi di abbattimento più umani, attualmente in fase di sviluppo e di adozione in tutto il settore. La catena di supermercati inglese Tesco, ad esempio, ha introdotto un metodo di abbattimento umano per orata e branzino utilizzabile a livello commerciale. Guarda questo video per scoprire di più.

MSC e Friends of the Sea non dispongono attualmente di linee guida per la cattura e l'abbattimento umano dei pesci selvatici. In acquacoltura, gli aspetti della macellazione umana stanno iniziando a essere coperti da alcuni schemi di certificazione (BAP, Global G.A.P. e Friends of the Sea stanno attualmente sviluppando standard in questo senso), ma devono essere rafforzati da linee guida specifiche efficaci per le diverse specie di pesci.

Pesce selvatico per l'alimentazione dei pesci d'allevamento 

In acquacoltura, molte specie carnivore come il salmone si nutrono di pesce selvatico e l'industria delle farine di pesce utilizza circa 500/1000 miliardi di pesci sui 790/2300 miliardi pescati ogni anno. Questa pratica è intrinsecamente insostenibile in quanto sta causando una crisi globale di sovrasfruttamento della pesca e l'esaurimento delle aree di alimentazione per molte specie, tra cui uccelli e mammiferi marini.

I sistemi di certificazione devono affrontare questo problema e contribuire a ridurre la quantità di pesce selvatico utilizzato come mangime, promuovendo fonti di alimentazione alternative.

Prospettive per il futuro

Sempre più consumatori mostrano preoccupazioni per il benessere dei pesci negli attuali sistemi di produzione e l'impatto che l'acquacoltura moderna e la pesca eccessiva stanno avendo sull'ambiente. 

Sebbene l'industria ittica si trovi ad affrontare molteplici sfide, dobbiamo lavorare tutti insieme per garantire che i pesci allevati siano prodotti in modo umano e sostenibile, riducendo la quantità di pesce selvatico utilizzato come mangime e rendendo i prodotti ittici che garantiscono maggiori standard di benessere più facilmente identificabili.

Clicca qui per vedere la tabella comparativa sui diversi standard di certificazione del pesce e scopri le nostre risorse su salmone, trota, orata e branzino a questo link

 

[1]Tutte le percentuali, se non diversamente specificato, sono di YouGov. Il campione totale del sondaggio è stato di 1045 adulti. Il monitoraggio è stato effettuato tra il 19 e il 22 maggio 2020. Il sondaggio è stato effettuato online. I dati sono stati ponderati e sono rappresentativi di tutta la fascia adulta di italiani (età superiore ai 18 anni).

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