Pubblicato 15/09/2015
McDonald’s, catena leader di fast food nel paese, ha annunciato nei giorni scorsi che, entro i prossimi 10 anni, smetterà di utilizzare uova provenienti da galline allevate in gabbia negli oltre 16.000 ristoranti che gestisce tra Stati Uniti e Canada.
Come ha dichiarato il presidente di McDonald’s USA Mike Andres: “I nostri consumatori sono sempre più interessati a conoscere da dove viene e com’è prodotto il cibo che mangiano. La decisione di acquistare solo uova da galline non allevate in gabbia conferma la nostra attenzione alla qualità degli alimenti e all’offerta dei menù, per soddisfare e superare le aspettative dei nostri clienti.”
“Accogliamo con entusiasmo l’annuncio di McDonald’s” – ha commentato Leah Garces, direttrice di Compassion in World Farming USA – “Si tratta di una scelta che avrà un impatto positivo sulla vita di oltre 7 milioni di galline allevate in gabbia ogni anno tra Stati Uniti e Canada, una decisione importante che non può essere sottovalutata. McDonald’s sta facendo quello che è giusto per gli animali e quello che è sostenuto dai suoi consumatori: leader di mercato da moltissimi anni, da oggi ha anche dimostrato di saper agire come leader in tema di benessere animale. Non abbiamo dubbi sul fatto che la loro scelta creerà un effetto a cascata sull’intero mercato statunitense.”
Nel 2012, McDonald’s aveva già annunciato la volontà di smettere di utilizzare le gabbie di gestazione per le scrofe, così anguste da non dare agli animali nemmeno la possibilità di girarsi su se stessi o sdraiarsi agevolmente. Dopo il loro annuncio, dozzine di altre aziende hanno seguito lo stesso percorso.
La catena di fast food ha iniziato a considerare diversi anni fa la scelta di eliminare uova da galline allevate in gabbia in Canada e negli Stati Uniti. La Coalition for Sustainable Egg Supply, sostenuta tra gli altri da General Mills e McDonald’s, ha così condotto uno studio per comprendere gli impatti di tre tipi di allevamento per galline ovaiole: gabbie di batteria tradizionali, gabbie arricchite e sistemi a terra senza gabbie.
I risultati del progetto di ricerca, durato oltre tre anni e condotto su gruppi di galline separati, sono stati resi pubblici a marzo di quest’anno.
In risposta a questi risultati, Compassion in World Farming ha pubblicato e condiviso con McDonald’s uno studio in cui si chiedeva con urgenza all’azienda di opporsi all’utilizzo di qualsiasi tipo di gabbie per galline. A oggi, sia General Mills che McDonald’s hanno annunciato pubblicamente la loro politica di smettere di utilizzare uova da galline allevate in gabbia.
McDonald’s è uno dei più grandi compratori di uova del Nord America, con oltre 2 miliardi di uova acquistate ogni anno negli USA e 120 milioni in Canada. Al momento sono già circa 13 milioni le uova comprate da galline non allevate in gabbia, facendo dell’azienda uno dei player significativi del settore.
La politica di McDonald’s riguarderà le uova servite nel menù colazione, sia quelle in guscio sia l’ovoprodotto liquido. A ottobre, inoltre, l’azienda aveva comunicato l’intenzione di iniziare a servire il menù colazione durante tutto l’arco della giornata, con il conseguente aumento della quantità di uova acquistate negli anni a venire.
Poco tempo fa, anche Compass, Aramark e Sodexo avevano annunciato la decisione di smettere di utilizzare uova da galline allevate in gabbia.
Compassion in World Farming lavora in partnership con McDonald’s dal 2008. McDonald’s Europa, infatti, ha ricevuto un Premio Good Egg per la scelta di utilizzare solo uova da galline non allevate in gabbia in tutti i 28 paesi europei in cui opera, una policy entrata completamente a regime dal 2012. Anche McDonald’s Australia e Nuova Zelanda smetteranno di utilizzare uova da galline allevate in gabbie entro, rispettivamente, fine 2017 e fine 2016.
Dal 2012 McDonald’s è tra le aziende analizzate dal benchmark sul benessere animale BBFAW, Business Benchmark for Farm Animal Welfare, di cui Compassion è uno dei partner fondatori, e di recente si è posizionato al secondo gradino della piramide (su una scala di sei) per la sua trasparenza e presa di responsabilità per i risultati raggiunti.