Pubblicato 31/03/2016
Negli ultimi mesi un crescente numero di aziende alimentari negli Stati Uniti ha annunciato la scelta di smettere di utilizzare uova da galline allevate in gabbia nelle loro filiere. Un segnale che sembra indicare l'inizio della fine per l'allevamento in gabbia delle galline e dimostra con meravigliosa chiarezza che nel ventunesimo secolo non c'è posto per questi sistemi di allevamento.
La campagna di Compassion End the Cage Age mette in luce l'inutile crudeltà dei sistemi di allevamento in gabbia e i nostri Premi Benessere Animale riconoscono gli impegni delle aziende che lavorano per eliminarli dalle loro filiere.
Come Compassion, celebriamo l'importante effetto a cascata seguito al primo annuncio fatto nello scorso mese di settembre da McDonald's, che smetterà di utilizzare uova da galline allevate in gabbia nelle filiere di Canada e Stati Uniti entro 10 anni.
Una celebrazione che, tuttavia, viene anche accolta con cautela. A volte può essere fin troppo facile, per le aziende che a seguito di un loro annuncio hanno avuto elogi pubblici significativi, svanire tranquillamente in secondo piano e continuare a gestire le loro filiere come facevano prima. Siamo fiduciosi che questo non accadrà negli Stati Uniti: come ONG, è nostro compito vigilare perché le aziende tengano fede al loro impegno – e non siamo l'unica organizzazione a interessarsi a questo cambiamento.
L'analisi di benchmark sul benessere degli animali d'allevamento BBFAW classifica le aziende alimentari valutando le informazioni rese pubbliche su come esse gestiscono e comunicano obiettivi e risultati raggiunti in tema di benessere animale. L'impegno a utilizzare solo uova da galline non allevate in gabbia (o altri analoghi) non garantisce da solo un buon posizionamento nella classifica di BBFAW.
BBFAW esamina anche i sistemi di governance e di gestione che vengono attuati per garantire che gli impegni siano integrati nel cuore delle operazioni aziendali, ponendo domande come: chi è responsabile della gestione del benessere degli animali d'allevamento? Viene fornita formazione specifica a dipendenti e fornitori? E, soprattutto, l'azienda sta comunicando i progressi fatti verso il raggiungimento degli obiettivi finali? Cambiare gli standard di una grande filiera può richiedere molto tempo, ma dovremmo aspettarci che le aziende riportino i progressi passo per passo, anche se non con la frequenza che vorrebbero.
IKEA, per esempio, riferisce che il 33% della loro fornitura globale di uova in guscio proviene da galline allevate all'aperto. Il Gruppo Barilla, che nel benchmark 2015 è salito al livello 3 della piramide di BBFAW, comunica che l'82% della loro filiera di uova proviene da galline non allevate in gabbia.
Quindi, cosa serve per garantire che le gabbie per galline siano davvero confinate ai libri di storia? In primo luogo, dobbiamo fare in modo che le filiere di fornitura di uova da galline non in gabbia si sviluppino in maniera efficiente e sufficiente a rispondere alla domanda. Questo significa che i fornitori – supportati da contratti a lungo termine con i propri clienti – devono investire in buoni sistemi di allevamento alternativi alle gabbie per un migliore benessere degli animali.
In secondo luogo, abbiamo bisogno che i consumatori continuino a sostenere le aziende in questo cambiamento, scegliendo di acquistare i prodotti di quelle aziende che stanno effettuando un reale cambiamento.
In terzo luogo, c'è bisogno che le aziende tengano fede alle loro promesse – anche quando la situazione dei mercati sembra complicarsi. Noi di Compassion collaboriamo con le aziende alimentari per sostenere il cambiamento e ci impegnamo a lavorare insieme per garantire che gli obiettivi fissati vengano soddisfatti, se non addirittura superati.
Il lavoro duro inizia ora, e siamo impazienti di cominciare.